Dall'Introduzione di Gian Piero Brunetta
Perché una nuova Storia del cinema?
In quest'ultimo decennio il territorio delle nostre conoscenze di storia del cinema mondiale si è del tutto modificato e si sono moltiplicati i progetti individuali e collettivi di dar vita a nuove storie del cinema.
Negli Stati Uniti, Robert Sklar e David Bordwell con Christin Thomson hanno realizzato storie generali scritte a due (Film. An International History of the Medium) o a quattro mani (il volume di Bordwell e Thomson è uscito in Italia in due volumi col titolo Storia del cinema e dei film}, in Inghilterra Geoffrey Nowell-Smith è riuscito a contenere in un solo volume i contributi di un vasto numero di collaboratori internazionali (The Oxford History of WorId Cinema), mentre in Spagna Jenaro Talens e Carlos Zunzunegui hanno dato vita a una Historia general del cine a carattere divulgativo in dodici volumi a cui hanno contribuito molti dei più interessanti studiosi internazionali. Per l'Italia è fresca di stampa la sintesi di Fernaldo di Giammatteo (Storia del cinema).
Grazie a una serie di fattori favorevoli, al moltiplicarsi delle ricerche e delle possibilità di accedere alle fonti filmiche, di studiarle in copie interamente restaurate e di avere facile accesso a film da tempo usciti dalla memoria, accanto ai pur meritevoli e utili lavori di sintesi e all'esigenza di fare il punto sullo stato delle cose, sono fioriti grandi progetti, si è visto un avanzamento decisivo delle conoscenze in molti settori e si è assistito a un uso più maturo degli strumenti e metodi di studio. La moltiplicazione dei progetti filmografici ha consentito di avere dati di riferimento assai più sicuri che in passato e, da questo punto di vista,l'apporto dell'informatica ha ampliato in modo enorme le possibilità di controllo e circolazione dei dati. Inoltre è cresciuta la capacità dei ricercatori di andare negli archivi, di collegare tra loro fonti cartacee, orali e filmiche, di illuminare, partendo dal testo, ampi contesti del cinema in tutte le sue manifestazioni, di vagliare con maggior cura le fonti selezionandole e non semplicemente accumulandole, di aprirsi al confronto di metodologie differenti, di ricostruire non solo dall'esterno un evento, la storia di un film o di un capitolo di storia del cinema.
Negli ultimi anni, parallelamente allo scemare dell'interesse nei confronti della teoria - che, almeno per quanto riguarda la sub-diramazione della semiotica, ha egemonizzato ma anche bloccato sul piano internazionale le ricerche di una generazione di studiosi tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni ottanta - è cresciuto l'interesse per la storia, la filologia, la memoria. E, in vari paesi, si sono affrontati i problemi del rinnovamento delle metodologie di indagine storiografica e dell'acquisizione di criteri e modelli già sperimentati in altre discipline legate alla storiografia dell'età contemporanea. Anno dopo anno, grazie anche alla nascita di associazioni nazionali e internazionali di ricercatori, si è assistito alla costituzione di comunità di studiosi che hanno cominciato a confrontare procedimenti, metodi e risultati e a condividere le esperienze e gli obiettivi di ricerca. Uno scenario del tutto nuovo in progress, uno spazio comune in cui cadevano via via le discriminanti e le differenze ideologiche e il lavoro si poteva aprire a ventaglio in più direzioni. Certo se cerchiamo di sorvolare a volo d'uccello il paesaggio della ricerca cinematografica internazionale degli ultimi decenni ci accorgiamo che lo spirito della storia si è posato in modo rapsodico sulle teste dei ricercatori e tuttavia, almeno per quanto riguarda la ricerca internazionale degli ultimi anni, il cinema muto è diventato comune religio e, grazie al muto, si è giunti a elaborare un sermo communis che ha consentito un deciso avanzamento delle conoscenze di molte cinematografie. Paradossalmente oggi risulta essere più terra incognita il cinema degli ultimi cinquant'anni rispetto a quello dei primi decenni.
In queste condizioni - in pieno accordo con l'Editore - si è ritenuto possibile realizzare una Storia del cinema mondiale che desse ragione del mutamento in atto e che, senza tagliare i legami coi padri fondatori, sapesse valorizzare la nuova generazione di ricercatori emersa sul piano internazionale negli ultimi anni e si ponesse ambiziosamente gli obiettivi di fare il punto sullo stato delle cose e della ricerca e, nello stesso tempo, si prefiggesse di esplorare o indicare nuove strade possibili e praticabili partendo da una revisione materiale e concettuale delle fonti.
In effetti stiamo assistendo in questi anni a un ricambio tra i ricercatori e gli storici del cinema: è in atto, come si è detto, un mutamento profondo nelle metodologie, nell'acquisizione di una coscienza filologica e storiografica, nella capacità di usare nuovi strumenti e di accostarsi alle fonti in maniera più pertinente grazie alla disponibilità e accessibilità delle fonti stesse e al riconoscimento della loro varietà, molteplicità e capacità di interagire tra loro.
Una spinta molto forte alla costituzione di un nuovo humus e di favorevolissime condizioni per la nascita di una storiografia cinematografica più attrezzata, e in grado di acquisire rapidamente coscienza delle proprie possibilità, è venuta dall'apertura degli archivi e dalla catalogazione dei patrimoni pubblici e privati, dalla circolazione abnorme e utilissima di film nei canali televisivi pubblici e privati, dal mercato delle videocassette, dalla diffusione degli insegnamenti universitari di cinema in tutto il mondo, dal lavoro di restauro e recupero di tutta la memoria del cinema ancora salvabile. E ancora, dalla possibilità di costituire con investimenti minimi delle videoteche e dalle facilitazioni del controllo diretto dei testi, dal diffondersi di una mentalità che chiede l'acquisizione di strumenti e di metodi e la fondazione di una filologia specifica, dallo scambio sempre più rapido dei risultati del proprio lavoro da parte di studiosi sparsi nei vari continenti, dall'attenzione crescente da parte degli storici per il cinema come fonte di storia... L'accelerazione quantitativa e la crescita qualitativa sono state straordinarie in molti settori.
Soprattutto sul piano delle ricerche settoriali, della scoperta, revisione e risistemazione in un nuovo quadro di fenomeni dimenticati, come su quello della crescita di una nuova mentalità capace di mettere a frutto competenze teoriche con capacità di collegamento tra fenomeni difformi e intelligenza nell'analizzare i testi, i risultati raggiunti in questi anni mi hanno spesso fatto parlare, certo provocatoriamente, di "rivoluzione storiografica". Qualcuno avrebbe potuto obiettare che "rivoluzione" è un termine improprio dal momento che una vera mentalità da storici ben pochi studiosi del cinema internazionale, spesso provenienti dalla critica militante o dall'iperspecializzazione semiotica, l'hanno mai avuta; eppure il termine mi è sembrato centrare la novità assoluta delle potenzialità che si sono aperte di colpo agli studiosi che hanno scelto di osservare il cammino della storia del cinema e dei nuovi livelli di competenza e coscienza metodologica che si stanno acquisendo o si potrebbero acquisire.
Grazie al movimento convergente di più forze si è verificata, poco per volta, una modificazione qualitativa e quantitativa della nostra visione storica di molti fenomeni cinematografici, la nostra consapevolezza della complessità e ricchezza dei rapporti tra testo e contesto si è dilatata, cosi come la coscienza delle possibilità di dissezione analitica, di indagine comparata, di mutamenti di misure di scala conoscitiva e di distanza focale dai vari fenomeni.